
Vaticano Due sorelle legate sono state espulse dal convento dopo che la coppia ha sfidato la richiesta di lasciare un monastero di sette secoli lungo la Costiera Amalfitana.
Massimiliana Panza e Angela Maria Punnacle, note come “suore ribelli” nella cittadina di Ravello, sulla scogliera, hanno lasciato sabato il convento di Santa Chiara, ricevendo una lettera firmata da Papa Francesco dicendo loro che venivano liberati dagli “obblighi del sacramento”.
Da un decennio il monastero e la sua comunità di clausura – descritta come un pezzo importante della storia di Ravello – ospitano solo tre suore: Panza, Punnacle e Maria Cristina Fiore, una suora di 97 anni che vi ha vissuto da sempre da. Vive nel 1955.
A tutti e tre è stato chiesto di trasferirsi in un altro monastero o convento dopo che il Vaticano ha ispezionato le loro varie proprietà e ha concluso che c’erano troppo pochi residenti a Santa Chiara per sostenere la comunità.
Dopo che la richiesta di ripopolare il monastero con suore fu respinta, le suore tentarono di negoziare con il Vaticano per consentirne la continuazione. Alla fine, Panja e Punnakal furono negati, con i loro ordini di marcia impartiti dal Math and Nunhood per opporsi al trasferimento richiesto. Suor Fiore viene autorizzata a restare per problemi di salute, lasciandola costretta a letto mentre altre due suore vengono in suo aiuto.
Nella lettera dal Vaticano, a Panja e Punnakal è stato detto di aver “disobbedito alla Chiesa”.
“E’ essenzialmente una punizione”, ha detto Fabrio Aderno, l’avvocato della coppia. “E poiché è stato ratificato da Papa Francesco, non possono fare appello. L’unica soluzione sarebbe quella di grazia, in cui il Papa rimuove l’ordine e consente loro di ricongiungersi al convento”.
Il Guardian ha chiesto un commento al Vaticano.
Panza è tornato nella casa di famiglia a Nola, vicino Napoli, dove ospita temporaneamente Punnakal, originario dell’India. Due monache si opposero al trasferimento per paura che il monastero, edificato nel 1297 con la chiesa annessa, venisse chiuso.
Gino Schiavo, che fa parte del comitato istituito per salvare il monastero, ha dichiarato: “Le suore sono lì da sette secoli e hanno un legame fortissimo con la comunità di Ravello”. “Sarebbe un vero peccato che sparisse”.
Schiavo ha detto che il monastero una volta era un luogo più vivace, ospitando circa 40 suore e un asilo nido.
“Generazioni di bambini sono andate all’asilo lì”, ha detto. “E’ un pezzo della storia di Ravello. Anche se sono rimaste solo tre suore, è comunque importante conservarlo. La vita nell’eremo non è così rigida come lo era anni fa, ogni volta che uscivano per qualche necessità, come andare a il medico o l’ufficio postale, li vedevamo, siamo rimasti delusi e scioccati dalla decisione del Vaticano, soprattutto quando hanno cacciato queste due sorelle e ne hanno fatte entrare altre due.